L’Esecutivo ricorre al Tram contro il ‘vuoto pianificatorio’ deciso dal governo per l’area Bosniga. I Rossoverdi chiedono però un ‘blocco edificatorio’
Il Municipio di Lumino ha deciso “di chiedere un riesame formale dei calcoli di dimensionamento”, come aveva fra l’altro chiesto il Centro in una mozione presentata la scorsa estate. È quanto si evince dalla risposta dell’esecutivo a un’interpellanza di tre consiglieri comunali del gruppo Rossoverdi – Andrea Persico, Massimiliano De Stefanis e Katia Pini – che chiedevano lumi sulla decisione del Consiglio di Stato dello scorso 2 luglio di non approvare il Piano di Quartiere (Pq) Bosniga e di attribuirne la superficie a ‘vuoto pianificatorio’, ossia a una zona alla quale deve ancora essere attribuita una destinazione d’uso. Decisione contro la quale il Municipio “ha presentato, il 5 settembre 2025, un ricorso al Tribunale cantonale amministrativo (Tram)”. Rossoverdi che verosimilmente non saranno soddisfatti di tali risposte, visto che nel frattempo hanno depositato una mozione con la quale chiedono di “procedere immediatamente all’istituzione di una zona di pianificazione per l’intero Comune con l’intento di bloccare le nuove costruzioni e contrastare la speculazione edilizia”, così come di “procedere subito alla pianificazione della riduzione della zona edificabile secondo quanto previsto dalla legge”. Richieste che sono dunque in netto contrasto con la visione del Municipio e del Centro per quanto riguarda possibili dezonamenti.
Dezonamenti (o riduzione degli indici di sfruttamento) che, lo ricordiamo, rappresentano un cruccio non differente per molti Comuni, visto che stando alla Confederazione (e in particolare alla Legge sulla pianificazione del territorio) le zone edificabili e le riserve sovradimensionate rispetto alle previsioni demografiche vanno rese inedificabili, generando ovviamente malcontento tra i proprietari fondiari. Stiamo parlando della cosiddetta contenibilità dei Piani regolatori e, secondo il Cantone, quella “dell’attuale Pr risulta assai superiore alla crescita stimata della popolazione e dei posti di lavori nei prossimi 15 anni (+359%)”. Di conseguenza il Consiglio di Stato aveva proposto di dezonare il comparto del Pq Bosniga. Tuttavia, il Municipio di Lumino è convinto che l’interpretazione dei dati effettuata dalla Sezione dello sviluppo territoriale (Sst) “non rispecchi la realtà comunale né le prospettive di crescita effettive, motivo per cui si ritiene essenziale difendere l’autonomia comunale, la stabilità dei piani e il diritto alla proprietà privata”.
Più precisamente l’esecutivo “ha espresso formale dissenso rispetto ai calcoli approvati dal Consiglio di Stato” e ne ha quindi “richiesto un riesame”. In sostanza i valori riconosciuti dalla Sst per i prossimi 15 anni “non sono rappresentativi della realtà di Lumino”, afferma il Municipio rispendendo all’interpellanza dei Rossoverdi, ritenendo dunque “di poter mantenere invariata l’estensione delle zone edificabili”. In ogni caso, per quanto riguarda un’eventuale ricalibrazione delle zone edificabili, essa è “sospesa in attesa dell’esito della domanda di riesame e del ricorso al Tram”. Ricalibrazione che comporterebbe anche un impegno finanziario da parte del Comune che tuttavia “non dispone delle risorse necessarie per far fronte a eventuali indennizzi legati a espropri privati derivanti da un possibile dezonamento”. I consiglieri comunali Persico, De Stefanis e Pini chiedevano poi se non vi sono già troppi appartamenti sfitti. A questo proposito l’esecutivo rileva che “i pochi dati disponibili, per altro senza ufficialità, non permettono di affermare con attendibilità che vi sia un eccesso di appartamenti sfitti nel Comune di Lumino”.
Resta il fatto che le opinioni di Municipio e Centro sono diametralmente opposte a quelle dei tre consiglieri comunali rossoverdi. Questi ultimi, come detto, hanno infatti recentemente presentato una mozione che chiede proprio un “blocco edificatorio”, con la possibilità di prevedere eccezioni “ad esempio per le case unifamiliari”. Un blocco delle nuove costruzioni motivato innanzitutto dal sovradimensionamento del 359% delle zone edificatorie rispetto alle reali necessità, stimato dal Cantone. Persico, De Stefanis e Pini – autori pure dell’atto parlamentare in questione – sono inoltre convinti, a differenza dell’esecutivo, che nel Comune “sono presenti un numero eccessivo di appartamenti sfitti” e che “moltissime persone deplorano l’aumento delle costruzioni a Lumino e le conseguenze che questo comporta”. In questo contesto ritengono poi che “si nota già ora un preoccupante aumento di traffico che porta a una minor sicurezza stradale, in particolare per i bambini e gli anziani”. A cui va poi aggiunto che “anche all’interno del tessuto urbano le aree non edificate rivestono un ruolo molto importante per la qualità di vita, per la biodiversità e per la bellezza del paesaggio”.
Non da ultimo nel testo i mozionanti si dicono coscienti del fatto che i dezonamenti possano generare malcontento fra i proprietari fondiari: sono infatti consapevoli che una simile decisione “ha poche possibilità di essere portata a buon fine perché la gente si appella al diritto acquisito di avere un terreno edificabile e all’inalienabilità di questo diritto”. Tuttavia, la riduzione delle zone edificabili non rappresenta “un capriccio, ma un dovere di legge”. Sarebbe inoltre “un duro colpo per taluni ma una grossa vittoria per la maggior parte dei cittadini di oggi ma anche e soprattutto di domani: lasceremo così in eredità un territorio non definitivamente cementato”.