Iniziativa parlamentare generica in Gran Consiglio per modificare la Legge cantonale sullo sviluppo territoriale e unificare le procedure
Il caso Quartiere Officine di Bellinzona fa da spunto a una modifica legislativa in materia di grandi progetti, così da accorciare i tempi. Tramite un’iniziativa parlamentare generica il granconsigliere Plr Matteo Quadranti (co-firmatari i colleghi di partito Roberta Passardi, Tiziano Zanetti, Patrick Rusconi, Andrea Rigamonti, Michela Ris e Alex Gianella) propone infatti di modificare la Legge cantonale sullo sviluppo territoriale, e relativo regolamento, al fine di evitare che le varianti di Piano regolatore possano essere impugnate in due fasi distinte dell’iter. Ossia un primo ricorso contro la decisione del Consiglio comunale (per vizi procedurali o formali) e un secondo ricorso in sede amministrativa o giudiziaria contro il merito della decisione.
Il Piano particolareggiato del Quartiere Officine, ricordiamo, è infatti tornato questo mese alla casella di partenza avendo il Tribunale amministrativo cantonale (Tram) accolto due ricorsi contro la decisione del Cc risalente all’aprile 2023. Ora il Municipio dovrà ripresentare un nuovo messaggio corretto, includendo le indicazioni chieste dal Tram vista la mancanza di taluni dettagli sui costi a carico della Città; ma nella fase successiva i medesimi ricorrenti, o altri ricorrenti, potranno di nuovo impugnare la variante, in sede amministrativa o giudiziaria, entrando nel merito della decisione.
Come porre rimedio? I deputati liberali-radicali non chiedono di ridurre la possibilità ricorsuale, ma di concentrare le due fattispecie in un’unica procedura, snellendola e di fatto favorendo l’avanzare dei progetti strategici, qual è appunto quello del Quartiere Officine. “Questo meccanismo a ‘doppio binario’ si traduce troppo spesso in rallentamenti procedurali sproporzionati, in particolare quando a essere coinvolti sono i Comuni, che agiscono nell’interesse pubblico e per finalità collettive promuovendo ad esempio infrastrutture scolastiche, quartieri di sviluppo, piani urbanistici coordinati”, sottolineano gli iniziativisti. Il caso bellinzonese “dimostra in modo lampante come la sequenzialità dei ricorsi possa bloccare per anni progetti strategici, malgrado il loro iter sia stato validato in sede politica e tecnica”.
Per contro in altri cantoni la prassi “è ben diversa: viene riconosciuta un’unica possibilità di ricorso giurisdizionale, che permette di sollevare sia vizi formali sia motivi di merito in un’unica procedura, normalmente davanti al Tribunale amministrativo cantonale”. In questi cantoni “è esclusa la possibilità di presentare ricorsi separati e successivi (prima politici poi amministrativi), e in genere non si ricorre contro la decisione del legislativo comunale in via autonoma, ma si contesta tutto dopo la pubblicazione ufficiale dell’atto pianificatorio, in una sede unificata”. Così facendo l’assetto legislativo “garantisce pienamente i diritti dei cittadini, evita abusi ricorsuali e tattiche dilatorie, rafforza la certezza del diritto e consente una pianificazione più prevedibile, rapida e legittimata democraticamente”. In modo analogo a quanto previsto per le commesse pubbliche, dove i ricorsi contro le decisioni finali avvengono direttamente al Tram, “si propone di adottare una struttura equivalente anche in materia di pianificazione”.
Viene quindi proposto d’introdurre un’unica possibilità di ricorso contro gli strumenti di pianificazione, valida tanto per motivi formali quanto per quelli sostanziali; di sopprimere la possibilità d’impugnare separatamente la decisione del legislativo comunale, prevedendo che eventuali vizi formali siano fatti valere nella procedura principale; di designare direttamente il Tram come autorità di ricorso, evitando un passaggio intermedio al Consiglio di Stato; di prevedere eventualmente una fase preliminare facoltativa di conciliazione o mediazione amministrativa, che permetta di trattare in modo rapido eventuali errori manifesti, senza sospendere i termini ordinari di ricorso.