Speciale Economia

La forza del franco svizzero

«Chi non ha più nulla da perdere, non ha più nulla da temere». Questo proverbio potrebbe benissimo descrivere il ruolo attuale del dollaro statunitense (USD). Sebbene continui a fungere da mezzo di pagamento globale, la sua reputazione di valuta rifugio risulta oggi più che mai gravemente compromessa. A causa della politica doganale e commerciale degli Stati Uniti, quest'anno il biglietto verde ha già riscontrato una flessione del 12% circa rispetto al franco svizzero (CHF).

Anche se una valuta debole generalmente supporta l'industria delle esportazioni, questo vantaggio non sembra esserci al momento, poiché la svalutazione della moneta viene d’altra parte assorbita dai dazi. I tassi d’interesse più elevati nel confronto internazionale depongono invece a favore del dollaro americano. Questa differenza riteniamo sia destinata a persistere, poiché secondo i dati più recenti l'inflazione negli USA è di nuovo in aumento e la banca centrale statunitense (FED) manterrà quindi probabilmente a lungo la sua (ancora attuale) politica monetaria restrittiva.

Il fatto che soprattutto il franco svizzero si sia affermato come valuta rifugio a lungo termine è ampiamente dimostrato dal suo andamento storico. Dall'inizio degli anni 2000 infatti, tutte le valute del G10 si sono indebolite in modo molto significativo nei confronti del franco svizzero (vedi grafico). Nonostante molte valute sembrino attualmente ipervendute ed è quindi possibile che abbiano raggiunto il fondo nel breve periodo, non vi sono segnali di un'inversione di tendenza duratura.
Questo è uno dei motivi per cui a lungo termine preferiamo consigliare ai nostri investitori di mantenere una forte ponderazione nella nostra valuta nazionale.