Il rappresentante dell'Oms a Gaza, Rik Peeperkorn, ha lanciato un appello accorato affinché "più Paesi accettino pazienti palestinesi nei loro ospedali".
Secondo i dati dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) sono ad oggi 15'600 i pazienti, tra cui 3'800 bambini, che necessitano di un'evacuazione medica urgente stante la situazione sanitaria al collasso nella striscia.
Simbolo del disastro, il complesso Al-Shifa, situato nel cuore di Gaza City e a lungo considerato il più grande ospedale del territorio, che secondo quanto riferisce Peeperkorn ora ospita solo una manciata di pazienti, dopo essere stato devastato dai continui attacchi israeliani e dagli attacchi via terra.
Poche strutture continuano ad accogliere un numero sempre crescente di pazienti. "Attualmente, solo 14 dei 36 ospedali di Gaza sono operativi, anche solo parzialmente", ha dichiarato Tedros Adhanom Ghebreyesus, Direttore Generale dell'Oms i cui dati indicano che dall'inizio del conflitto a Gaza 66'000 persone sono state uccise e quasi 170'000 ferite.
L'agenzia stima che almeno un quarto dei sopravvissuti abbia riportato ferite gravi. Quasi 5'000 persone hanno subito l'amputazione degli arti; altre migliaia convivono con lesioni al midollo spinale, gravi ustioni o traumi cranici. Inoltre, ogni settimana almeno quindici donne partoriscono al di fuori di un centro medico, senza assistenza qualificata e sono pochissimi i neonati che, se necessario, possono beneficiare dei pochi ventilatori disponibili.
Spesso in un'incubatrice vengono sistemati più neonati e, a causa della mancanza di attrezzature, i medici sono costretti a scegliere quali bambini possono essere curati. Il direttore dell'Oms ha infine ricordato che la guerra non ha risparmiato gli operatori sanitari e quelli umanitari. Dall'inizio del conflitto sono stati uccisi quasi 1'800 operatori sanitari e almeno 543 operatori umanitari.