Estero

Avvocati accusano oltre 100 leader Ue di crimini contro i migranti

Memoria di oltre 700 pagine alla CPI elenca 122 persone, tra cui ex premier e ministri, per presunta complicità nelle politiche sulla rotta del Mediterraneo centrale

18 ottobre 2025
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In una memoria depositata alla Corte penale internazionale (CPI), oltre cento funzionari dell'Ue e degli Stati membri sono stati accusati di essere complici nella commissione di crimini contro l'umanità nei confronti dei migranti in transito lungo la rotta del Mediterraneo centrale.

A depositare la memoria sono gli avvocati Omer Shatz e Juan Branco che, nel documento di oltre 700 pagine, hanno mappato gli organi e le agenzie dell'Ue e degli Stati membri coinvolti nell'elaborazione e nell'attuazione delle politiche migratorie, con particolare riguardo alla rotta del Mediterraneo centrale e alla Libia nell'arco di tempo che va dal 2014 al 2020.

Il documento include anche un database di oltre 500 funzionari europei che erano in carica durante il periodo esaminato e un elenco di 122 persone accusate di aver collaborato alla commissione di questi crimini. Nell'elenco figurano, tra gli altri, gli ex premier italiani Matteo Renzi, Paolo Gentiloni e Giuseppe Conte, gli ex ministri degli Interni della vicina Penisola Angelino Alfano, Marco Minniti e Matteo Salvini, oltre all'ex cancelliera tedesca Angela Merkel, il presidente francese Emmanuel Macron, gli ex ministri degli Interni di Francia e Germania Bernard Cazeneuve e Thomas de Maizière, e l'ex vicepresidente della Commissione Ue Frans Timmermans.

I risultati si basano su sei anni di indagini, sostenute dalla clinica International Law in Action del Master in Diritti Umani e Azione Umanitaria presso Sciences Po Paris. Il caso si basa su interviste condotte con 77 alti funzionari europei, su un accesso esclusivo ai verbali delle riunioni ad alto livello del Consiglio Ue e sull'analisi di numerose relazioni riservate.

Negli ultimi dieci anni (2015-2025), si legge, più di 25.000 richiedenti asilo sono morti nel Mediterraneo centrale e oltre 150.000 sopravvissuti sono stati trasferiti con la forza in Libia, dove sono stati detenuti, torturati, violentati e ridotti in schiavitù. Già nel 2019 i due legali presentarono un caso dinanzi alla CPI in cui si sosteneva che questi crimini erano stati commessi in conformità con le politiche Ue volte a "impedire a tutti i costi l'arrivo di migranti in Europa".