Estero

Attacco alla sinagoga di Manchester, aggressore ispirato dall'Isis

La polizia: chiamata al 999 con dichiarazione di fedeltà allo Stato Islamico; due morti e l'assalitore ucciso dagli agenti, indagini in corso

8 ottobre 2025
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L'aggressore, ucciso la settimana scorsa nell'attacco di Yom Kippur alla sinagoga ortodossa di Heaton Park a Manchester, il 35enne britannico di origine siriana Jihad Al-Shamie, si era avvicinato negli ultimi tempi alle idee dell'Isis, dichiarando la sua fedeltà al gruppo terroristico.

Lo ha reso noto oggi la Greater Manchester Police sulla base degli ultimi sviluppi dell'indagine e dell'esame della memoria del suo computer.

Gli investigatori non hanno per ora elementi a sostegno di legami concreti dell'uomo con l'Isis o con altri gruppi organizzati. Hanno tuttavia raccolto indizi su una sua radicalizzazione più o meno recente.

Ma soprattutto si basano sulla registrazione di una sinistra telefonata - il cui contenuto è emerso sui media solo oggi - fatta da Shamie in persona al 999 (numero di emergenza della polizia) subito prima dell'attacco: chiamata nella quale dichiarava la sua adesione e annunciava esplicitamente di voler uccidere dei fedeli ebrei "in nome dello Stato Islamico".

La Greater Manchester Police precisa comunque di star ancora indagando "sui moventi" esatti dell'attacco, sfociato nella morte di due membri della comunità ebraica locale e nel ferimento di alcuni altri, nonché nell'uccisione da parte di agenti armati dello stesso assalitore.

Secondo il profilo emerso nei giorni scorsi, Jihad Al-Shamie non risulta essere mai stato individuato dai radar dell'antiterrorismo in passato. Ma era stato fermato di recente in seguito a una denuncia di violenza sessuale, salvo essere rilasciato su cauzione. Emigrato da ragazzino nel Regno Unito e cittadino britannico dal 2006, risulta essere uno dei tre figli di un medico siriano - pure trapiantato a Manchester - fuggito dal Paese d'origine all'epoca del regime di Assad (più tardi combattuto anche dall'Isis) e impegnatosi anni fa in missioni sanitarie in zone di guerra come il Sud Sudan per conto di alcune ONG.