Persi i coralli
La Terra ha raggiunto il primo punto di non ritorno: le barriere coralline di acqua calda stanno attraversando la soglia termica oltre la quale non possono più riprendersi. Un massiccio evento di sbiancamento – il peggiore mai registrato – si è verificato tra il 2024 e il 2025. Una situazione preoccupante, se pensiamo che un miliardo di persone dipendono da questi ecosistemi per cibo e reddito. Lo rivela il secondo Global Tipping Points Report, frutto del lavoro di 160 scienziati di 87 istituzioni in 23 Paesi, coordinato dall’Università di Exeter insieme a WWF e altri partner internazionali. Ma c’è anche una notizia positiva: i settori “tecnologia” e “sociale” stanno “ribaltandosi” nella direzione giusta. Il solare fotovoltaico e i veicoli elettrici hanno già superato i loro tipping point positivi i quali, una volta raggiunti, non si torna più indietro: queste tecnologie sono ormai più economiche dei loro predecessori inquinanti. Rimangono però tre aree a rischio: il collasso delle correnti oceaniche atlantiche (AMOC), la desertificazione della foresta amazzonica e lo scioglimento irreversibile delle calotte glaciali in Groenlandia e Antartide occidentali. Sistemi che potrebbero ribaltarsi prima che il riscaldamento raggiunga i 2 gradi. Se però puntiamo sui tipping point positivi, fermeremo anche quelli negativi.
Con un riscaldamento di appena 1,2°C – soglia già superata – le barriere coralline hanno, purtroppo, superato il loro punto critico. Gli esperti stimano che andrà perso il 99% dei coralli. Purtroppo, però, non sono i soli a rischio. L’Amazzonia, dopo due anni di siccità intensa, si trova in condizioni critiche. La soglia per un collasso diffuso è stata rivista verso il ribasso: ora si stima che già a 1,5°C (combinando riscaldamento e deforestazione) vaste regioni potrebbero trasformarsi in savana. Oltre cento milioni di persone dipendono dalla foresta per cibo, acqua, medicine e identità culturale. Il secondo punto critico riguarda l’AMOC, il capovolgimento meridionale della circolazione atlantica. Questa corrente oceanica potrebbe collassare prima di raggiungere i 2°C. Le conseguenze? Inverni molto più rigidi nel Nord-Ovest Europa, sconvolgimento dei monsoni africani e indiani, rese agricole drasticamente ridotte con impatti enormi sulla sicurezza alimentare globale. E infine, lo scioglimento delle calotte glaciali, che porterebbero a un innalzamento del mare.
Elemento inquietante: questi sistemi interagiscono. Su 20 interazioni valutate, la maggior parte è destabilizzante – il collasso di un sistema rende più probabile il collasso di un altro. L’AMOC è coinvolto nel 45% di tutte le interazioni. Insomma, un cane che si morde la coda: lo scioglimento del permafrost amplifica la ritirata del ghiaccio artico, che accelera il degrado del permafrost nell’entroterra. “Ogni decimo di grado conta”, avverte Thomas Häusler di WWF Svizzera. “Abbiamo la possibilità di creare una dinamica positiva, incoraggiando il Parlamento a dotarsi finalmente di una legge sul CO² efficace.”
Mentre i sistemi naturali vacillano, una trasformazione silenziosa sta ribaltando l’economia globale. Negli ultimi due anni si è verificata un’accelerazione radicale nell’adozione di tecnologie pulite, con il solare che raddoppia la capacità ogni 2-3 anni e i veicoli elettrici che conquistano mercati sempre più ampi. Il meccanismo è chiaro: i pannelli solari calano di prezzo del 25% per ogni raddoppio della capacità installata. Le batterie hanno visto un crollo dei prezzi dell’84% nell’ultimo decennio. Questi cicli creano “positive tipping points”. La trasformazione non riguarda solo la tecnologia. Il rapporto documenta una diffusione “contagiosa” di cause legali sul clima, iniziative di rigenerazione della natura e modelli sostenibili nelle filiere alimentari. Il segreto sta nell’elettrificazione. Elettrificare riscaldamento, trasporti e industria riduce le emissioni e stimola investimenti nelle rinnovabili. Richiede però urgenti aggiornamenti delle reti e accumulo di energia. Le politiche più efficaci sono i mandati che impongono tecnologie pulite: divieti di vendita di auto a benzina/diesel e caldaie a gas. Possono eliminare il 75% delle emissioni del sistema energetico. Anche il settore alimentare può ribaltarsi positivamente. Per eliminare il 25% delle emissioni servono segnali politici chiari, coordinamento tra filiere e finanza per le transizioni. Le moratorie di successo – come quella sulla soia amazzonica – mostrano che regolamentazione e monitoraggio devono accompagnarsi ad alternative sostenibili per i produttori. “Solo con azione politica decisa e impegno della società civile il mondo può orientarsi dai rischi esistenziali verso le opportunità dei tipping point positivi”, dichiara il professor Tim Lenton, del Global Systems Institute, dell’Università di Exeter.
Il rapporto arriva mentre il mondo si prepara per la COP30 di Belém, in Brasile, a novembre. Gli scienziati lavorano con la presidenza brasiliana per assicurare che i tipping point siano al centro dell’agenda. “Accolgo il Global Tipping Points Report come prova che l’umanità può ancora cambiare verso un futuro sicuro, prospero ed equo”, dichiara l’ambasciatore André Corrêa do Lago, presidente designato della COP30. Obiettivo? Prevenire danni irreversibili ma anche innescare tipping point positivi verso uno sviluppo a basse emissioni, resiliente e inclusivo.
L’”Action Agenda” della COP30 mobilita attori e risorse attraverso sei assi: foreste, sistemi alimentari, energia, città, finanza e tecnologia. Il Sud del mondo è centrale: dall’Africa all’Asia, dall’America Latina ai Caraibi, le comunità sperimentano già agricoltura rigenerativa, ripristino di foreste e nuove catene di valore della bioeconomia. Il rapporto è chiaro: la finestra per prevenire alcuni tipping point si sta chiudendo. Se aspettiamo la certezza prima di agire, sarà troppo tardi. Gli attuali impegni non bastano: ci portano verso un riscaldamento oltre i 2°C entro il 2100.
Per minimizzare il superamento di 1,5°C, le emissioni devono dimezzarsi entro il 2030, raggiungere zero netto entro il 2050, seguiti da rimozione netta di gas serra. Serve un’accelerazione senza precedenti nella decarbonizzazione e mitigazione rapida delle emissioni di metano.
Ogni frazione di grado aumenta il rischio. Diversi sistemi – permafrost, Groenlandia, Antartide occidentale – hanno probabilmente un punto critico intorno a 1,5°C. Altri – ghiacciai montani, foreste boreali, AMOC – intorno a 2,0°C.