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Auto in colonna? L’Ata ci vuole mettere un... tetto

Dall’incontro con l’economista Christian Marazzi a quello con i letterati Yari Bernasconi, Anna Ruchat e Fabiano Alborghetti. E... Putin

25 maggio 2022
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Classe 1951, economista dalla lunga carriera accademica in Europa e negli Stati Uniti, Christian Marazzi si racconta alla penna di Lorenzo Erroi. Un incontro a 360 gradi, parlando di passato (del suo passato: «Al liceo aderii qui in Ticino al Movimento Giovanile Progressista, poi rinominatosi Lotta di Classe, e mi avvicinai progressivamente all’operaismo dei Quaderni Rossi e di Potere Operaio. Allora ci pareva che le lotte nelle fabbriche incarnassero il cambiamento politico e sociale, e che a noi studenti spettasse la con-ricerca, la cosiddetta ‘inchiesta operaia», svolta su quel mondo vivendovi e conoscendolo dall’interno. Per questo andai a Zurigo a fare il mulettista per la Brown-Boveri»), presente e futuro, vertendo attorno al tema del lavoro.

E guarda avanti, alla ricerca di una soluzione al traffico e alle colonne l’Ata, l’Associazione traffico e ambiente. Sul tavolo una proposta che cambia prospettiva e reagisce al continuo potenziamento degli assi stradali (incluse terza corsia e corsia per i Tir lungo il tratto sud dell’A2): mettere un tetto alle auto in transito sulle principali arterie. L’alternativa? Trasferire i pendolari sul trasporto pubblico. Cominciando dal Mendrisiotto.

Volente o nolente, Putin se ne deve fare una ragione: l’ingresso nella Nato di Finlandia e Svezia lo priva di fatto della ‘zona cuscinetto’. Un’accettazione che, osserva Giuseppe D’Amato nel suo commento odierno, lo ‘zar’ deve fare ma non senza dettare le sue linee guida, ossia a patto che non vengano schierati armamenti pesanti al confine con la Russia.

Troppo spesso, ancora oggi, si tende a relegare la violenza domestica, sessuale e di genere, alla sfera privata, alle dinamiche psicologiche individuali, quando il problema è in realtà sistemico. Una dimensione strutturale emersa chiaramente anche nei preziosi e intensi documentari, trasmessi a Falò il 12 maggio, della giornalista Anna Bernasconi. In Svizzera lo scorso anno ci sono state oltre 20’000 infrazioni per violenza domestica, 1’457 denunce per violenza sessuale e un femminicidio ogni due settimane; in più dell’80% dei casi, le vittime sono donne e ragazze, aggredite da uomini, (ex) partner, padri o altri familiari. Ma, per quanto i dati siano agghiaccianti, non si può dimenticare che la realtà è ancora peggio: solo una minima parte dei casi viene segnalata alla polizia (si stima tra l’8 e il 15%). Cifre che, nel dibattito che pubblichiamo nell’edizione odierna, snocciola la consigliera nazionale dei Verdi Greta Gysin, secondo cui di questo tema «non se ne parla abbastanza».

Buona lettura!

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